Il cammino della speranza, percorso dai migranti del mare, da giorni ha aperto un nuovo fronte sulle coste del siracusano, impegnando tutte le forze del locale volontariato nell’assistenza a quanti, pressati dal bisogno e nella necessità di fuggire dalla propria terra a causa dei conflitti armati che minano la stabilità della stessa, hanno intrapreso un viaggio, disseminato da innumerevoli rischi, nel tentativo di poter vivere, insieme alle proprie famiglie, un domani migliore.
Il Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta, attivato dalla Protezione Civile del Comune di Siracusa, è presente con il proprio Gruppo cittadino fin dal primo sbarco avvenuto l’11 settembre ed i successivi sette sbarchi (l’ultimo l’8 ottobre) hanno visto sempre attivi i propri volontari.
L’assistenza durante tutto l’arco di tempo in cui si sono svolte le operazioni di sbarco in banchina e l’attività di accoglienza sono stati i compiti prevalenti svolti dal personale del CISOM, ma la disponibilità degli stessi, unitamente all’ esperienza conseguita negli anni nel trattamento delle malattie transfrontaliere, ha indotto la Sanità Marittima, nel corso delle varie emergenze, ad impiegarli al suo fianco al fine di velocizzare le operazioni di triage sui quei migranti colpiti da diverse patologie.
Circa 200 il numero di persone soccorse durante ogni singola emergenza e tra queste elevatissimo è stato il numero di donne e bambini; non sono mancate le ospedalizzazioni di urgenza e fortunatamente un solo decesso ha turbato la serenità che ha caratterizzato lo svolgimento delle operazioni. Una particolare attenzione è stata posta nell’assistenza alle persone disabili.
Contatti sono attualmente in corso tra la Capitaneria di Porto di Siracusa, addetta per competenza istituzionale alla salvaguardia in mare della vita umana ed il Corpo di Soccorso dell’Ordine di Malta, unica realtà esperta nell’assistenza sanitaria in acque extraterritoriali, per l’attivazione del protocollo d’intesa che consente l’imbarco di medici, infermieri e soccorritori sulle motovedette della Guardia Costiera, ampliando, in tal modo, il lavoro svolto da oltre cinque anni dai volontari dell’Ordine sulle imbarcazioni della Capitaneria di Porto e della Guardia di Finanza di stanza presso l’isola di Lampedusa; lavoro inarrestabile nonostante le difficoltà determinate dalla mancanza di fondi.