Psicologia dell’emergenza

La psicologia dell’emergenza studia il comportamento individuale, di gruppo e comunitario in situazioni di allarme, di pericolo, appunto nelle situazioni di emergenza.

Si occupa specificatamente di organizzare, di coordinare e di condurre interventi psicologici specialistici in ambito clinico, sociale e di comunità.

La Fondazione CISOM, quale Ente accreditato presso l’AGENAS, Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, allo scopo di far acquisire competenze specifiche nell’ambito della psicologia dell’emergenza, dell’intervento socio-sanitario e di protezione civile nelle situazioni di crisi ha organizzato un corso di alta formazione in psicologia dell’emergenza rivolto a tutti i professionisti iscritti all’Ordine degli Psicologi.

Il corso, che avrà luogo nei locali del Lungotevere Aventino, n. 9 dal mese di settembre al mese di novembre 2015, è articolato in 4 moduli da un week-end ciascuno per un totale di 50 ore di cui 25 ore di didattica, 12,5 ore di project work (sotto la direzione di un tutor), e 12,5 ore di simulazioni ed esercitazioni pratiche, distribuite all’interno di ciascun modulo.

Ai partecipanti verranno attribuiti 50 crediti ECM per il riconoscimento dei quali verrà rilasciato un attestato di partecipazione.

Sezione di Amelia: V° campus di protezione civile

Dal 4 all’11 luglio si svolgerà a Penna in Teverina (TR) la 5^ edizione dell’iniziativa “anche io sono protezione civile” che, nelle edizioni passate, ha saputo conquistare attestati di apprezzamento, anche in campo nazionale.

Promotore dell’iniziativa è la Sezione di Amelia del Gruppo di Terni del Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta, grazie alla sinergia con il Dipartimento di Protezione Civile del Consiglio dei Ministri.

Sarà una settimana densa di appuntamenti durante la quale i ragazzi e le ragazze che interverranno (di età compresa tra gli 11 e i 17 anni) avranno modo di conoscere la complessa macchina della protezione civile, attraverso la partecipazione attiva di numerosi organismi coinvolti, tra cui i Vigili del Fuoco, il Corpo Forestale dello Stato, il Soccorso Alpino e Speleologico, l’Arma dei Carabinieri, il Nucleo Batteriologico Chimico Nucleare.

Scopo delle attività è anche quello di far apprezzare, ai partecipanti, il quotidiano impegno nel soccorso e negli interventi di emergenza nazionale dei Volontari del CISOM, che numerosi saranno presenti nella valle del Tevere.

Alla presenza del dr. Mauro Casinghini, Direttore Nazionale del CISOM, e delle Autorità presenti, il dr. Stefano Paoluzzi, Sindaco della città pennese, consegnerà a fine campo a tutti i ragazzi intervenuti un attestato di partecipazione.

Catania: il fenomeno migratorio

Il Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta, impegnato dal 2008 nel soccorso sanitario ai migranti a bordo delle motovedette della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza nel Mar Mediterraneo, racconta da qualche anno l’attività di “first aid” per sensibilizzare l’opinione pubblica italiana ed internazionale su un tema tanto complesso quanto di attualità che influenza certamente le agende politiche dell’Unione Europea.

In occasione del convegno “I volti del Mediterraneo: la percezione del fenomeno migratorio” che si è tenuto martedì 16 giugno a Catania nel Palazzo della Cultura, promosso da CerpMed Centro Studi e Ricerche sulle Relazioni Pubbliche nel Mediterraneo e Ferpi Sicilia, cui hanno partecipato numerose Autorità, il Direttore Nazionale, Mauro Cansinghini, nel suo intervento ha affrontato un doppio tema: la percezione del fenomeno migratorio e la necessità di una reale integrazione.

In merito al primo tema il Direttore ha sostenuto che “Da un lato porrei attenzione alla consolidata emergenza riguardo al soccorso ai migranti da parte di noi operatori, che lavoriamo per questo fenomeno ormai quasi decennale, che però non combacia con la percezione degli italiani, fuorviata ancora da una comunicazione legata al dibattito politico ma non risolutiva ed efficace, che porta semplicemente a prendere parte ad uno schieramento piuttosto che all’altro, senza però formare una reale opinione in merito, lasciando i cittadini in balia di informazioni che vengono accentuate nel momento della tragedia”.

Sul secondo aspetto, forse ancor più importante per creare una vera integrazione, ha sottolineato che “E’ necessario che affiancato al soccorso emerga il tema della cooperazione dello sviluppo sul territorio, vale a dire creare nei Comuni che li accolgono un processo di inserimento per cui i migranti si rendano utili alla collettività, soltanto così sarà possibile una graduale quanto efficace integrazione. Ci sono strumenti utili a tutto questo, l’Italia nei suoi territori dovrebbe iniziare ad utilizzarli al meglio: ad esempio il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) che costituisce una rete di centri di “seconda accoglienza” destinata ai richiedenti e ai titolari di protezione internazionale, superando l’assistenza immediata per arrivare all’integrazione sociale ed economica. Per questo sono convinto che occorra mettere a sistema il patrimonio che hanno esperito il Cisom e le altre organizzazioni di soccorso in questi anni. Vogliamo coraggio da parte dell’Italia alla pari di quello dei nostri team sanitari che si occupano del soccorso ai migranti”.

Area Nord: gli “igloo” del Palacomieco nelle grandi emergenze

Da venerdì 19 a domenica 21 giugno San Martino Siccomario (PV) sarà teatro dell’esercitazione denominata “NET – North Emercency Test 2015”.

Più di cento volontari appartenenti ai Gruppi dell’Area Nord del Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta, unitamente ai rappresentanti delle strutture nazionali e locali di protezione civile, si ritroveranno, alle porte di Pavia, sulla sponda destra del Ticino, per analizzare l’efficienza delle strutture costituenti la Colonna Mobile Nazionale.

Verranno utilizzate tende, cucine, mezzi pesanti e tutte le c.d. strutture ricettive.

L’occasione è propizia per poter testare l’utilità di una struttura che il Comieco (Consorzio Nazionale per il Recupero e il Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica) ha gentilmente donato al Cisom.

Si tratta più specificatamente di una tensostruttura composta da tre igloo di circa 400 mq. in grado di poter accogliere adeguatamente e di poter dare assistenza a quella parte di popolazione che potrebbe essere coinvolta in qualsiasi tipo di emergenza: alluvioni, terremoti, ecc…

In occasione della consegna della struttura itinerante il Direttore Generale di Comieco, Carlo Montalbetti, ha dichiarato che: “Oggi doniamo al Corpo di Soccorso dell’Ordine di Malta la struttura del nostro storico Palacomieco a cui abbiamo affidato per 10 anni la missione di raccontare nelle piazze italiane il ciclo del riciclo di carta e cartone, contribuendo a sensibilizzare la popolazione italiana sull’importanza della raccolta differenziata. L’Italia è oggi un’eccellenza a livello europeo nel recupero e riciclo di carta e cartone, con 3 milioni di tonnellate raccolte nel solo 2013 ed una resa pro capite di circa 50 kg/abitante. In 15 anni il consorzio ha gestito il recupero e l’avvio a riciclo di 24 milioni di tonnellate di carta e cartone. Mentre continueremo questa importante attività rivolta a cittadini e famiglie nelle piazze italiane con una nuova struttura, il vecchio Palacomieco andrà a sostegno delle attività meritorie dell’Ordine in occasione di alluvioni, terremoti, emergenze, continuando a svolgere una funzione sociale e da oggi anche umanitaria”.

Mentre il Direttore Nazionale del Cisom, Mauro Casinghini, ha voluto sottolineare che: “Ancora una volta l’Italia fa sistema. La donazione del Palacomieco al CISOM sembra essere il paradigma del servizio nazionale di protezione civile, laddove strutture inizialmente destinate ad altro uso vengono nuovamente restituite alla collettività. Gli interventi di protezione civile in cui la tensostruttura troverà nuovo impiego consentiranno alla popolazione di avere la necessaria assistenza in caso di emergenza. Per questa sensibilità ringrazio di cuore Comieco”.

Padova – Il Cisom e il Santo

Il Cisom di Padova nella Basilica del “Santo”, e più esattamente nel Chiostro del Beato Luca Belludi, ha un presidio fisso e ogni domenica veglia sulle normali celebrazioni eucaristiche seguite sempre da numerose persone, ma sabato 13 giugno l’impegno per i Volontari del Gruppo padovano sarà veramente straordinario, certamente fuori dal comune.

In occasione della solennità di Sant’Antonio il Gruppo metterà in campo il grosso delle sue forze: 42 volontari presenti e distribuiti in due turni (il primo dalle 7 alle 13 e il secondo dalle 12 alle 19), appunto il 13 giugno giornata nella quale saranno decine di migliaia le persone che si recheranno in Basilica per venerare il “Santo”.

Ma lo “straordinario” dei Volontari del Gruppo, conosciuti a Padova anche come gli  “angeli custodi” dei pellegrini, ha avuto inizio domenica 31 maggio con la Tredicina. Durante tutte le celebrazioni (che durano appunto tredici giorni) i pellegrini sono stati costantemente seguiti dagli occhi vigili dei soccorritori.

Catania – il fenomeno migratorio mediterraneo

Per veicolare una maggiore conoscenza e una più alta sensibilizzazione verso il fenomeno della migrazione, tema molto complesso e in costante evoluzione, il Centro Studi e Ricerche sulle Relazioni Pubbliche nel Mediterraneo (CE.R.RP.MED) ha organizzato in collaborazione con la delegazione Ferpi Sicilia e con il patrocinio del Comune di Catania, della Comunità di Sant’Egidio e della locale Autorità Portuale il convegno dal titolo “I volti del Mediterraneo: la percezione del fenomeno migratorio”.

All’evento, che avrà luogo martedì 16 giugno p.v. alle ore 10,00 presso la sede del Palazzo della Cultura di Catania, al quale è stato invitato a partecipare, nella qualità di conferenziere, il Direttore Nazionale del Cisom, dr. Mauro Casinghini, interverranno importanti Autorità religiose, civili e militari.

Screening sanitario nella Valdichiana romana

Con la collaborazione dell’Amministrazione comunale di Monteleone d’Orvieto, il Gruppo Cisom di Terni-Amelia ha organizzato, sabato 23 maggio 2015, una giornata dedicata allo screening sanitario della popolazione della Valdichiana romana.

I Volontari del Gruppo, con l’ausilio dei colleghi dei Raggruppamenti della Toscana e dell’Umbria, hanno iniziato, di buon mattino, la loro attività gratuita nei giardini comunali della collina monteleonese.

Nonostante le avverse condizioni meteo della giornata, numerosa è stata la partecipazione dei cittadini di Monteleone d’Orvieto e delle zone limitrofe, che hanno voluto fosse monitorato il proprio stato di salute.

I controlli, però, non si sono limitati esclusivamente alla misurazione della pressione arteriosa sistemica e alla misurazione della glicemia per una buona gestione del diabete.

Numerose sono state, infatti, le visite dermatologiche, quelle relative alla prevenzione delle patologie del cavo orale, gli elettrocardiogrammi e perfino la più specifica visita per la prevenzione dell’osteoporosi: la MOC (mineralizzazione ossea computerizzata).

Sezione di Fermo-Ascoli Piceno

Anche la neonata Sezione di Fermo-Ascoli Piceno del Gruppo di Macerata è entrata a pieno regime nelle attività del Cisom attraverso l’apporto di professionalità volontarie di medici, infermieri e soccorritori, volti all’attenzione e al rispetto del prossimo, soprattutto quando si trova nelle difficoltà.

Ed è cosi che, con il personale di cui dispone, in uniforme di formazione e in uniforme di soccorso, ha iniziato a svolgere il proprio servizio sanitario a Porto San Giorgio in occasione di una mini regata, organizzata dall’Associazione Amici nel Vento, che ha visto protagonisti i soci disabili dell’Associazione stessa.

Una fattiva collaborazione è stata, dunque, avviata con l’Associazione, i cui soci saranno impegnati anche ai prossimi Campionati mondiali di vela.

Il Direttore Nazionale ai microfoni di Labitalia

“Sicuramente la ripartizione dei migranti tra i vari Paesi europei è indispensabile, altrimenti rimane un problema in capo esclusivamente all’Italia per via del regolamento di Dublino. Si pongono però due problemi che andranno affrontati subito e cioè il fatto che tutti i Paesi dovranno offrire standard uniformi di ospitalità e il fatto che va attualizzata la legge sui richiedenti asilo, che con le norme attuali stanno fermi in un Cara dai 6 mesi ai 2 anni, senza poter fare assolutamente nulla”.

Lo dice a Labitalia Mauro Casinghini, Direttore Nazionale del Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta, che nel Canale di Sicilia è presente con 12 uomini (6 medici, 4 infermieri e due soccorritori) a bordo di navi della Guardia Costiera, della Guardia di Finanza e della Marina Militare.

Per Casinghini, la premessa a tutte le considerazioni sugli sbarchi è che “questo non è un problema che si può risolvere con azioni spot, con una riunione dell’Onu o del Consiglio europeo”. “Ma ben venga – spiega – la consapevolezza di questa emergenza anche in contesti internazionali. Anche se dispiace vedere che questa consapevolezza arriva dopo una strage di 700 morti, che sono peraltro solo una piccola parte delle vittime di questi tragici viaggi”.

“Sono anni che diciamo che il Mediterraneo – spiega Casinghini – è la più grande fossa comune ancora alimentata”.

Quello che ora occorre, spiega il rappresentante dell’Ordine di Malta, “è un vero piano di intervento internazionale, in cui l’Europa faccia una parte importante”. “Bisogna intervenire – spiega Casinghini – sui paesi di provenienza dei migranti e quando dico questo non mi riferisco alla Libia, ma al Mali, alla Nigeria, alla Somalia, al Ciad e così via. E questo si può fare sostanzialmente per due vie: con azioni di cooperazione vera e con azioni diplomatiche sui governi”.

“E si possono anche aiutare le persone a restare o a tornare nei loro Paesi o nei Paesi vicini, se nel loro c’è la guerra. Con i barconi arrivano anche tante professionalità, dal medico all’artigiano, e si potrebbe pensare a percorsi di formazione che mettano la persona in grado di creare sviluppo nel suo Paese, contando anche sul fatto che sicuramente sarebbe molto più motivato di un cooperante”, sostiene.

Certo, ammette Casinghini, “sono tutti progetti che richiedono tempo, e che vanno spalmati su periodi di almeno 15 anni per vedere dei risultati”. E nel frattempo? “Contro i trafficanti va organizzato un sabotaggio – avverte – che deve essere deciso a livello internazionale perché sono cose delicatissime. E poi siamo contrari a ipotesi di accorpamento di Marina Militare e Guardia Costiera”.

“Premesso che la Guardia Costiera fa già parte della Marina Militare – precisa Casinghini -, i due corpi svolgono funzioni diverse. La Guardia Costiera svolge una funzione fondamentale in un sistema ben collaudato che è quella di coordinare il soccorso, prestato anche dai mercantili (tutti, anche quelli che non battono bandiera italiana) che hanno salvato più di 50.000 persone. I mercantili sono di tutti i tipi e hanno carichi diversi. Deviare una nave che trasporta ad esempio animali vivi, facendole fare un ritardo anche di 15-20 ore di navigazione, può avere effetti pesanti se l’operazione non è ben coordinata”.

“La Marina Militare fa un altro mestiere, svolge funzioni di difesa”, ricorda Casinghini che aggiunge: “Si tratta di equilibri labili che vanno consolidati, non modificati”.

“Gli sforzi fatti dal sistema Italia per far fronte a questo immane problema sono stati poco valorizzati. I nostri sforzi – conclude – sono degni di un premio Nobel per la Pace”.

Roma, 12 maggio (adnkronos – Labitalia)

CISOM: intervista di Radio Vaticana

“Tu li vedi, li prendi, li metti sul ponte di una nave, poi li guardi tutti insieme, in una visione d’insieme, e ti rendi conto di essere nato dalla parte fortunata del mondo. E veramente c’è da ringraziare il Signore. Hanno un coraggio, questi migranti! Le donne che partono incinte, oppure intere famiglie con bambini al seguito, e capisci che dall’altra parte c’è tanta disperazione, perché per fare una cosa del genere vuol dire che non c’è altra scelta, e che l’alternativa è solo la morte. Però, a loro volta vanno incontro alla morte, vanno incontro all’ignoto, partono, molti, senza sapere cosa faranno una volta arrivati. Sono veramente coraggiosi. Sono loro, quelli coraggiosi.” … “E’ il miracolo della natura, della vita”.

Queste sono le parole di una più ampia intervista che Francesca Sabatinelli di Radio Vaticana ha dedicato alla dottoressa Sara Modde, medico del Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta, che ha fatto nascere Francesca Marina (questo il nome datole dai marinai, “Gift” il nome invece scelto dalla madre) a bordo della nave Bettica della Marina Militare, e al Direttore Nazionale del CISOM, Mauro Casinghini.

Radiovaticana

  1. – E’ il miracolo della natura, della vita. E’ stato tutto molto naturale, in sé. Il problema era la mamma che era malata, quindi dal punto di vista prettamente medico ci ha fatto sudare un po’. Il parto, la nascita è stata abbastanza tranquilla, un po’ faticosa fisicamente pure per noi, però la signora era alla prima gravidanza, quindi è normale.
  2. – Per lei, dottoressa, l’emozione qual è stata?
  3. – Una grande emozione, anche se in un primo momento io l’emozione tendo a metterla un po’ da parte per mantenere la lucidità per fare quello che bisogna fare. L’emozione viene dopo, tutta insieme. L’emozione è stata quando l’ho portata a Pozzallo, ho portato la mamma e la bambina a Pozzallo per mandarle in ospedale (a Modica – ndr), soprattutto per la mamma perché la bambina veramente era tranquillissima, stava veramente bene, una bellissima bimba. Ogni tanto sorrideva, voleva mangiare poverina, purtroppo non potevamo attaccarla al seno perché la mamma era sotto farmaci e quindi le abbiamo dato qualcosa noi, un po’ di acqua e zucchero, non avevamo niente altro da poterle dare, però, era tanto carina! Quando l’ho presa in braccio, appena è nata, è stata un’emozione. L’abbiamo lavata, avevamo fatto approntare una culletta, c’era anche il fiocco rosa!
  4. – E tutto questo aiutati anche dai marinai?
  5. – Anzitutto, voglio dire che è stato un team sanitario: io sono il medico di bordo, è vero, però c’era un’ostetrica della Fondazione Rava, l’infermiera della Marina Militare, c’era un infermiere della Croce Rossa militare, insieme a noi c’erano anche un volontario degli elicotteristi e un altro volontario del Battaglione San Marco, che ci hanno aiutato parecchio. Avevamo approntato una zona sanitaria con eventuali kit di emergenza, sia neonatale che per la mamma, grazie a Dio non è servito.
  6. – Lei è da ottobre che, a mesi alterni, sta lavorando per l’emergenza migranti con il Cisom (Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta). A parte l’emozione di questa bellissima storia, immagino che non sia sempre tutto così…
  7. – No, in effetti no. Non tanto, purtroppo, per i morti raccolti: sono stata fortunata, non me ne sono capitati moltissimi, devo essere sincera. E’ brutto dirlo, ma quando uno è morto ci si fa il segno della Croce e si mette un po’ in disparte e si pensa ai vivi. Il problema è quando ci sono persone che stanno male, che hanno ingerito acqua, che hanno ingerito carburante, che hanno traumi difficili da trattare: quelli ti impegnano, ti impegnano a fondo, ti impegnano emotivamente. Mi è capitato, una delle mie prime esperienze oltretutto, una donna che era stata violentata prima di partire: era completamente sotto shock e avevamo avuto difficoltà a capire cosa fosse successo. Quello è stato traumatico anche per me. Come dicevo prima, l’emozione, per fortuna e purtroppo, viene tutta dopo, tutta insieme e dopo. Questo ci lascia il tempo di essere lucidi nel momento in cui dobbiamo operare. Però poi ci verrebbe da piangere. Ma è così per tutti, per tutto il personale sanitario ma anche per i militari. Io ho visto fare cose veramente meravigliose, e non solo con i bambini che inteneriscono di per sé. Vorrei ringraziarli, sia la Marina sia la Guardia Costiera, perché veramente fanno un lavoro duro, massacrante, al quale molti di loro non sono stati preparati. E mi può credere: danno il 110%. Posso dire che oltre alla crescita professionale che mi ha dato questa esperienza, mi ha aiutato anche a crescere come persona perché ti dà una visione della vita completamente diversa. Tu li vedi, li prendi, li metti sul ponte di una nave, poi li guardi tutti insieme, in una visione d’insieme, e ti rendi conto di essere nato dalla parte fortunata del mondo. E veramente c’è da ringraziare il Signore. Hanno un coraggio, questi migranti! Le donne che partono incinte, oppure intere famiglie con bambini al seguito, e capisci che dall’altra parte c’è tanta disperazione, perché per fare una cosa del genere vuol dire che non c’è altra scelta, e che l’alternativa è solo la morte. Però, a loro volta vanno incontro alla morte, vanno incontro all’ignoto, partono, molti, senza sapere cosa faranno una volta arrivati. Sono veramente coraggiosi. Sono loro, quelli coraggiosi.

La nascita di Francesca Marina-Gift è stato proprio un “dono” per tutte queste persone che per mesi vivono accanto alle drammatiche sofferenze di chi arriva dal mare. Mauro Casinghini, direttore del Cisom, al microfono di Francesca Sabatinelli:

  1. – Le storie di vita sono uno dei tanti motivi che ci spingono, ovviamente, a continuare in questo nostro estenuante lavoro di soccorso sanitario in mare. Ogni tanto, abbiamo il piacere di assistere a questi bellissimi momenti, che si contrappongono violentemente a tante esperienze di morte che viviamo, purtroppo, spesso, a volte anche quotidianamente.
  2. – Negli ultimi giorni, si parla del weekend, sono stati soccorsi e sono stati portati sulle coste italiane circa 6.000 migranti, un numero che cresce sempre più…
  3. – Sì, certe volte abbiamo l’impressione di svuotare il mare con il cucchiaio e ci rendiamo conto anche che se non cambia radicalmente la politica in un senso molto più vasto, molto più coinvolgente, in cui vengano affrontati anche altri temi che in questo momento ancora non vengono toccati – e mi viene in mente un piano di cooperazione che abbia un valore per i Paesi da cui originano i flussi – qui rischiamo sempre di mettere “pezze” a una situazione che invece dev’essere affrontata strutturalmente, con una pianificazione non certo all’impronta, e nemmeno con un’ottica di qualche anno, ma con una pianificazione che abbia un’ottica di più anni, dieci, venti, ma anche trenta, se vogliamo cercare di risolvere il problema da qui a un futuro.
  4. – Il Cisom non ha mai mancato di manifestare la sua contrarietà all’interruzione dell’operazione “Mare Nostrum”, spiegando sempre che “Triton” non avrebbe mai potuto sopperire alla grande attività di “Mare Nostrum”. Bruxelles sembrava che volesse prendere dei provvedimenti, in realtà, non è stato fatto granché…
  5. – In quell’occasione, la montagna ha partorito un topolino perché in realtà triplicare lo sforzo economico a favore di “Triton” significa sostanzialmente triplicare l’altezza della cancellata che comunque l’Europa erge a 30 miglia dalle sue coste, non risolvendo certo il problema dei flussi. Il problema dei flussi non si risolve sicuramente nemmeno con “Mare Nostrum” solamente, che è stata un’operazione di grande soccorso, di grande successo per il numero di persone che sono state soccorse, con i rischi che però sono anche stati giustamente evidenziati, e cioè che un’operazione di questo tipo potesse in qualche maniera favorire, dall’altra parte, i trafficanti di morte che invece non debbono essere assolutamente favoriti. Ecco perché noi sosteniamo che i flussi migratori dall’Africa vanno risolti innanzitutto con iniziative, cioè con qualcosa di nuovo che possa in qualche maniera farci sperare che in un futuro il problema si possa vedere risolto. E poi con un sistema di iniziative che possano in qualche maniera arginare sia il discorso dei naufragi in mare,  e in questo campo, la Guardia costiera, la Guardia di finanza e la Marina ce la stanno mettendo e che la metteranno sempre tutta, ma anche sicuramente il lavoro della diplomazia e di una cooperazione allo sviluppo a livello europeo, che possa intervenire sui Paesi origine dei flussi, creando quantomeno la speranza che questa povera gente possa immaginare un futuro anche a casa propria. E questo possiamo ottenerlo solo con un lavoro deciso da parte della diplomazia europea e con un lavoro di cooperazione allo sviluppo in cui si identifichino le priorità, ovviamente a livello europeo, e anche fondi a livello europeo.
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