Confronto e condivisione sono state le parole chiave del Convegno PASSIM2 organizzato dal Ministero della Sanità a Palermo lo scorso 21 Gennaio, per individuare, insieme alle organizzazioni che compongono il progetto di Primissima Assistenza Sanitaria in Mare, un percorso e un’azione comuni che possano rafforzare quanto fatto finora. Una giornata in cui si è discusso dei punti di forza e di migliorabilità rispetto ad una programmazione che si protrarrà fino alla fine del 2020 e che dovrebbe vedere, poi, riprogrammata la terza fase nel 2021.
Una prima parte affidata, in verticale, agli attori principali che ogni giorno lavorano in sinergia per rendere operativo il soccorso nel Mar Mediterraneo e che hanno illustrato la propria esperienza scaturita in questi mesi di attività, in cui le difficoltà non sono mancate ma dove l’apporto umano – spesso – ha reso più efficace l’approccio a situazioni emergenziali, complicate dalla situazione geopolitica instabile nell’area in cui operano le nostre organizzazioni.
Ai saluti del Comandante Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera Ammiraglio Giovanni Pettorino, del Dr. Toti Amato Presidente dell’Ordine dei Medici di Palermo che ha ospitato il convegno, si sono aggiunte alcune relazioni, tra cui quella del Comandante Stefano Lamanna, Project Support Expert del progetto PASSIM2 della Guardia Costiera che ha illustrato le varie fasi che hanno accompagnato le attività.
Primo soccorso in mare, priorità e lezioni acquisite. Da qui sono partiti il Dr. Giacomo Longo, Responsabile Sanitario nazionale del CISOM e il Dr. Alberto Albani Referente della Formazione PASSIM2 per raccontare delle nostre attività sanitarie di soccorso nel Mar Mediterraneo del CISOM – Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta: un’esperienza più che decennale nata nel 2008 con un protocollo d’intesa con la Guardia Costiera, quando iniziavano i primi sbarchi e solo qualcuno aveva previsto l’esodo epocale che avremmo vissuto in questi ultimi anni. Diverse le esperienze acquisite nei progetti che si sono susseguiti dal SAR 1 nel 2013 e fino al PASSIM2: oltre dieci anni in cui gli aspetti sanitari strettamente legati al soccorso in mare sono stati analizzati e migliorati proprio in base a quanto vissuto in prima linea al largo del Mar Mediterraneo. La formazione, più di tutto, rappresenta lo strumento migliore per creare professionisti pronti ad ogni emergenza. Poche volte si pensa che i tempi di reazione sanitaria sono limitatissimi sia in termini di spazio che di tempo e l’esperienza acquisita crea quel valore professionale aggiunto che ha reso le nostre squadre efficaci ed efficienti in ogni situazione. Parliamo soprattutto di imprevedibilità del soccorso, di un ambiente impervio e purtroppo spesso di un elevato numero di vittime o persone a rischio di vita, data la situazione troppo spesso emergenziale. Training sanitario per 78 medici e 38 infermieri, questo è quanto riusciamo a mettere in campo per formare chi sceglie di fare questa esperienza e anche a chi torna dopo qualche mese di assenza. Tante le esperienze acquisite che ci hanno permesso di modificarne l’approccio operativo: un esempio per tutti, gli zaini sanitari che prima erano più ingombranti e complicati da trasportare e da gestire, sono ora più performanti, una “sintesi” operativa che dimostra quanto l’esperienza e lo studio di essa ci abbia aiutato a rendere sempre più efficace la nostra azione.
A seguire la tavola rotonda dove il confronto orizzontale ha dato i suoi maggiori frutti: la necessità di creare modelli e protocolli che possano fissare da una parte le esperienze acquisite e i punti di forza su cui creare nuove e più efficaci attività, non soltanto per il soccorso ai migranti – che pure resta l’attività di progetto – ma rafforzare quanto esperito e metterlo a disposizione della comunità sanitaria e delle istituzioni.
La necessità più evidente per migliorare il progetto è quella di supportare chi vive sul campo in emergenza, così come è stato creato un team affiatato da parte di tutte le organizzazioni operative in modo da divenire una best practice della Pubblica Amministrazione. Cinque enti che lavorano costantemente fianco a fianco è l’elemento più apprezzato del progetto: dimostrare che insieme si forma valore per il bene degli esseri umani e per il Paese è quanto di meglio potesse scaturire.
In conclusione, creare un sistema emergenziale capace di rispondere grazie alla nostra esperienza acquisita. Attualmente gli sbarchi sono diminuiti ma occorre organizzare al meglio le attività in modo da poter essere efficaci in futuro: nessuno sa come potrà essere fra qualche tempo il flusso di questo esodo, vista l’incertezza geopolitica che ogni giorno di più anima l’area mediterranea, frutto di conflitti e instabilità dovute a troppe componenti per avere una chiara lettura per l’immediato futuro. Farsi trovare pronti e con un consolidato progetto comune sarà la risposta più efficace.