Il mio quinto sisma e poi aiuto i rifugiati

Luigi di Iorio, al suo quinto terremoto come volontario del Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta, è stato intervistato il 31 agosto da “Il Tempo.it”.

Alle domande del cronista Luigi, che è il responsabile del campo del Palasport, risponde: “all’Aquila, in Emilia, e ad Amatrice il terremoto segna delle forti analogie, ma anche delle differenze altrettanto profonde. Ad Amatrice ogni famiglia ha subito uno o più lutti, la città è stata polverizzata dal sisma, ci sono 60 frazioni molte delle quali senza più vie per raggiungerle. Per quei cittadini utilizziamo delle moto fuori strada; ore di percorso tra i boschi, guadando fiumi per portare un medico e dei farmaci dove servono. Abbiamo 190 posti per il ricovero della popolazione e gestiamo i servizi di farmacia, infermeria e distribuzione di generi di prima necessità alla popolazione: abiti, cibo, prodotti per l’igiene. Inoltre abbiamo 4 psicologi dell’emergenza e facciamo la distribuzione di acqua, pasti ai vigili del fuoco impegnati negli scavi all’interno della zona rossa”.

Sottolinea poi che ad Amatrice “è tutta una difficoltà. Siamo in una zona di montagna, a 900 metri e passa, con una miriade di piccoli centri con gravi difficoltà di viabilità. Delle tre strade principali due sono inagibili, l’unica strada utilizzabile per raggiungere Rieti passa per Campotosto, impiegando almeno due ore. Ma quello che più impressiona è il livello di distruzione subito da alcuni Comuni. A differenza di altri terremoti dove molte case hanno retto meglio o sono state lesionate, ad Amatrice, Accumoli e Pescara del Tronto, e tanti minuscoli centri, la devastazione è stata totale. Con un carico di persone morte, rispetto ai residenti, davvero elevata. Parliamo del 10% della popolazione che è rimasta uccisa sotto le macerie».

La situazione oggi è “molto delicata. Su più fronti, si continua a scavare, ci sono segnalazioni ancora di corpi dispersi. Sotto il profilo della logistica la gestione di questa emergenza si svolge in un contesto complesso. Il paese è totalmente inagibile, la popolazione si è allontanata. Nelle prossime ore si concluderà la fase del lutto e inizierà il lavoro della comprensione metro per metro delle cose materiali che sono andate perse. La reazione al terremoto come in altre circostanze è sempre identica, la paura, i lutti, lo sconforto e il desiderio di ricominciare, le tragedie avvicinano le persone. Ma ad Amatrice la distruzione del paese lascia un profondo senso di paura, di sconforto. C’è da dire, inoltre, che anche all’Aquila, che dista appena 50 chilometri, è tornato un senso di sgomento”.

Ciò che più preoccupa è “Il poco tempo che abbiamo di fronte. Siamo a fine agosto e la notte fa freddo, siamo a 950 metri in piena montagna. L’Aquila aveva una estate davanti, ad Amatrice c’è l’inverno con un freddo intenso che già ora si fa sentire. I soccorsi logistici devono essere molto tempestivi. Sarà una sfida notevole”.

Il Palasport “è l’unica struttura al coperto che è rimasta in piedi. La utilizziamo per 190 persone, abbiamo insediato il centro di distribuzione di tutto ciò che serve alla popolazione come prima necessità, compresa la distribuzione dei medicinali. Da qui partono gli aiuti per le persone rimaste nei piccoli centri. Inoltre le richieste, le segnalazioni sono tante, diverse e drammatiche e cerchiamo di essere di aiuto a tutti. Ogni minuto che passa e ogni servizio reso fa guadare avanti con un maggiore coraggio”.

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