Sezione di Fermo-Ascoli Piceno

Anche la neonata Sezione di Fermo-Ascoli Piceno del Gruppo di Macerata è entrata a pieno regime nelle attività del Cisom attraverso l’apporto di professionalità volontarie di medici, infermieri e soccorritori, volti all’attenzione e al rispetto del prossimo, soprattutto quando si trova nelle difficoltà.

Ed è cosi che, con il personale di cui dispone, in uniforme di formazione e in uniforme di soccorso, ha iniziato a svolgere il proprio servizio sanitario a Porto San Giorgio in occasione di una mini regata, organizzata dall’Associazione Amici nel Vento, che ha visto protagonisti i soci disabili dell’Associazione stessa.

Una fattiva collaborazione è stata, dunque, avviata con l’Associazione, i cui soci saranno impegnati anche ai prossimi Campionati mondiali di vela.

Il Direttore Nazionale ai microfoni di Labitalia

“Sicuramente la ripartizione dei migranti tra i vari Paesi europei è indispensabile, altrimenti rimane un problema in capo esclusivamente all’Italia per via del regolamento di Dublino. Si pongono però due problemi che andranno affrontati subito e cioè il fatto che tutti i Paesi dovranno offrire standard uniformi di ospitalità e il fatto che va attualizzata la legge sui richiedenti asilo, che con le norme attuali stanno fermi in un Cara dai 6 mesi ai 2 anni, senza poter fare assolutamente nulla”.

Lo dice a Labitalia Mauro Casinghini, Direttore Nazionale del Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta, che nel Canale di Sicilia è presente con 12 uomini (6 medici, 4 infermieri e due soccorritori) a bordo di navi della Guardia Costiera, della Guardia di Finanza e della Marina Militare.

Per Casinghini, la premessa a tutte le considerazioni sugli sbarchi è che “questo non è un problema che si può risolvere con azioni spot, con una riunione dell’Onu o del Consiglio europeo”. “Ma ben venga – spiega – la consapevolezza di questa emergenza anche in contesti internazionali. Anche se dispiace vedere che questa consapevolezza arriva dopo una strage di 700 morti, che sono peraltro solo una piccola parte delle vittime di questi tragici viaggi”.

“Sono anni che diciamo che il Mediterraneo – spiega Casinghini – è la più grande fossa comune ancora alimentata”.

Quello che ora occorre, spiega il rappresentante dell’Ordine di Malta, “è un vero piano di intervento internazionale, in cui l’Europa faccia una parte importante”. “Bisogna intervenire – spiega Casinghini – sui paesi di provenienza dei migranti e quando dico questo non mi riferisco alla Libia, ma al Mali, alla Nigeria, alla Somalia, al Ciad e così via. E questo si può fare sostanzialmente per due vie: con azioni di cooperazione vera e con azioni diplomatiche sui governi”.

“E si possono anche aiutare le persone a restare o a tornare nei loro Paesi o nei Paesi vicini, se nel loro c’è la guerra. Con i barconi arrivano anche tante professionalità, dal medico all’artigiano, e si potrebbe pensare a percorsi di formazione che mettano la persona in grado di creare sviluppo nel suo Paese, contando anche sul fatto che sicuramente sarebbe molto più motivato di un cooperante”, sostiene.

Certo, ammette Casinghini, “sono tutti progetti che richiedono tempo, e che vanno spalmati su periodi di almeno 15 anni per vedere dei risultati”. E nel frattempo? “Contro i trafficanti va organizzato un sabotaggio – avverte – che deve essere deciso a livello internazionale perché sono cose delicatissime. E poi siamo contrari a ipotesi di accorpamento di Marina Militare e Guardia Costiera”.

“Premesso che la Guardia Costiera fa già parte della Marina Militare – precisa Casinghini -, i due corpi svolgono funzioni diverse. La Guardia Costiera svolge una funzione fondamentale in un sistema ben collaudato che è quella di coordinare il soccorso, prestato anche dai mercantili (tutti, anche quelli che non battono bandiera italiana) che hanno salvato più di 50.000 persone. I mercantili sono di tutti i tipi e hanno carichi diversi. Deviare una nave che trasporta ad esempio animali vivi, facendole fare un ritardo anche di 15-20 ore di navigazione, può avere effetti pesanti se l’operazione non è ben coordinata”.

“La Marina Militare fa un altro mestiere, svolge funzioni di difesa”, ricorda Casinghini che aggiunge: “Si tratta di equilibri labili che vanno consolidati, non modificati”.

“Gli sforzi fatti dal sistema Italia per far fronte a questo immane problema sono stati poco valorizzati. I nostri sforzi – conclude – sono degni di un premio Nobel per la Pace”.

Roma, 12 maggio (adnkronos – Labitalia)

CISOM: intervista di Radio Vaticana

“Tu li vedi, li prendi, li metti sul ponte di una nave, poi li guardi tutti insieme, in una visione d’insieme, e ti rendi conto di essere nato dalla parte fortunata del mondo. E veramente c’è da ringraziare il Signore. Hanno un coraggio, questi migranti! Le donne che partono incinte, oppure intere famiglie con bambini al seguito, e capisci che dall’altra parte c’è tanta disperazione, perché per fare una cosa del genere vuol dire che non c’è altra scelta, e che l’alternativa è solo la morte. Però, a loro volta vanno incontro alla morte, vanno incontro all’ignoto, partono, molti, senza sapere cosa faranno una volta arrivati. Sono veramente coraggiosi. Sono loro, quelli coraggiosi.” … “E’ il miracolo della natura, della vita”.

Queste sono le parole di una più ampia intervista che Francesca Sabatinelli di Radio Vaticana ha dedicato alla dottoressa Sara Modde, medico del Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta, che ha fatto nascere Francesca Marina (questo il nome datole dai marinai, “Gift” il nome invece scelto dalla madre) a bordo della nave Bettica della Marina Militare, e al Direttore Nazionale del CISOM, Mauro Casinghini.

Radiovaticana

  1. – E’ il miracolo della natura, della vita. E’ stato tutto molto naturale, in sé. Il problema era la mamma che era malata, quindi dal punto di vista prettamente medico ci ha fatto sudare un po’. Il parto, la nascita è stata abbastanza tranquilla, un po’ faticosa fisicamente pure per noi, però la signora era alla prima gravidanza, quindi è normale.
  2. – Per lei, dottoressa, l’emozione qual è stata?
  3. – Una grande emozione, anche se in un primo momento io l’emozione tendo a metterla un po’ da parte per mantenere la lucidità per fare quello che bisogna fare. L’emozione viene dopo, tutta insieme. L’emozione è stata quando l’ho portata a Pozzallo, ho portato la mamma e la bambina a Pozzallo per mandarle in ospedale (a Modica – ndr), soprattutto per la mamma perché la bambina veramente era tranquillissima, stava veramente bene, una bellissima bimba. Ogni tanto sorrideva, voleva mangiare poverina, purtroppo non potevamo attaccarla al seno perché la mamma era sotto farmaci e quindi le abbiamo dato qualcosa noi, un po’ di acqua e zucchero, non avevamo niente altro da poterle dare, però, era tanto carina! Quando l’ho presa in braccio, appena è nata, è stata un’emozione. L’abbiamo lavata, avevamo fatto approntare una culletta, c’era anche il fiocco rosa!
  4. – E tutto questo aiutati anche dai marinai?
  5. – Anzitutto, voglio dire che è stato un team sanitario: io sono il medico di bordo, è vero, però c’era un’ostetrica della Fondazione Rava, l’infermiera della Marina Militare, c’era un infermiere della Croce Rossa militare, insieme a noi c’erano anche un volontario degli elicotteristi e un altro volontario del Battaglione San Marco, che ci hanno aiutato parecchio. Avevamo approntato una zona sanitaria con eventuali kit di emergenza, sia neonatale che per la mamma, grazie a Dio non è servito.
  6. – Lei è da ottobre che, a mesi alterni, sta lavorando per l’emergenza migranti con il Cisom (Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta). A parte l’emozione di questa bellissima storia, immagino che non sia sempre tutto così…
  7. – No, in effetti no. Non tanto, purtroppo, per i morti raccolti: sono stata fortunata, non me ne sono capitati moltissimi, devo essere sincera. E’ brutto dirlo, ma quando uno è morto ci si fa il segno della Croce e si mette un po’ in disparte e si pensa ai vivi. Il problema è quando ci sono persone che stanno male, che hanno ingerito acqua, che hanno ingerito carburante, che hanno traumi difficili da trattare: quelli ti impegnano, ti impegnano a fondo, ti impegnano emotivamente. Mi è capitato, una delle mie prime esperienze oltretutto, una donna che era stata violentata prima di partire: era completamente sotto shock e avevamo avuto difficoltà a capire cosa fosse successo. Quello è stato traumatico anche per me. Come dicevo prima, l’emozione, per fortuna e purtroppo, viene tutta dopo, tutta insieme e dopo. Questo ci lascia il tempo di essere lucidi nel momento in cui dobbiamo operare. Però poi ci verrebbe da piangere. Ma è così per tutti, per tutto il personale sanitario ma anche per i militari. Io ho visto fare cose veramente meravigliose, e non solo con i bambini che inteneriscono di per sé. Vorrei ringraziarli, sia la Marina sia la Guardia Costiera, perché veramente fanno un lavoro duro, massacrante, al quale molti di loro non sono stati preparati. E mi può credere: danno il 110%. Posso dire che oltre alla crescita professionale che mi ha dato questa esperienza, mi ha aiutato anche a crescere come persona perché ti dà una visione della vita completamente diversa. Tu li vedi, li prendi, li metti sul ponte di una nave, poi li guardi tutti insieme, in una visione d’insieme, e ti rendi conto di essere nato dalla parte fortunata del mondo. E veramente c’è da ringraziare il Signore. Hanno un coraggio, questi migranti! Le donne che partono incinte, oppure intere famiglie con bambini al seguito, e capisci che dall’altra parte c’è tanta disperazione, perché per fare una cosa del genere vuol dire che non c’è altra scelta, e che l’alternativa è solo la morte. Però, a loro volta vanno incontro alla morte, vanno incontro all’ignoto, partono, molti, senza sapere cosa faranno una volta arrivati. Sono veramente coraggiosi. Sono loro, quelli coraggiosi.

La nascita di Francesca Marina-Gift è stato proprio un “dono” per tutte queste persone che per mesi vivono accanto alle drammatiche sofferenze di chi arriva dal mare. Mauro Casinghini, direttore del Cisom, al microfono di Francesca Sabatinelli:

  1. – Le storie di vita sono uno dei tanti motivi che ci spingono, ovviamente, a continuare in questo nostro estenuante lavoro di soccorso sanitario in mare. Ogni tanto, abbiamo il piacere di assistere a questi bellissimi momenti, che si contrappongono violentemente a tante esperienze di morte che viviamo, purtroppo, spesso, a volte anche quotidianamente.
  2. – Negli ultimi giorni, si parla del weekend, sono stati soccorsi e sono stati portati sulle coste italiane circa 6.000 migranti, un numero che cresce sempre più…
  3. – Sì, certe volte abbiamo l’impressione di svuotare il mare con il cucchiaio e ci rendiamo conto anche che se non cambia radicalmente la politica in un senso molto più vasto, molto più coinvolgente, in cui vengano affrontati anche altri temi che in questo momento ancora non vengono toccati – e mi viene in mente un piano di cooperazione che abbia un valore per i Paesi da cui originano i flussi – qui rischiamo sempre di mettere “pezze” a una situazione che invece dev’essere affrontata strutturalmente, con una pianificazione non certo all’impronta, e nemmeno con un’ottica di qualche anno, ma con una pianificazione che abbia un’ottica di più anni, dieci, venti, ma anche trenta, se vogliamo cercare di risolvere il problema da qui a un futuro.
  4. – Il Cisom non ha mai mancato di manifestare la sua contrarietà all’interruzione dell’operazione “Mare Nostrum”, spiegando sempre che “Triton” non avrebbe mai potuto sopperire alla grande attività di “Mare Nostrum”. Bruxelles sembrava che volesse prendere dei provvedimenti, in realtà, non è stato fatto granché…
  5. – In quell’occasione, la montagna ha partorito un topolino perché in realtà triplicare lo sforzo economico a favore di “Triton” significa sostanzialmente triplicare l’altezza della cancellata che comunque l’Europa erge a 30 miglia dalle sue coste, non risolvendo certo il problema dei flussi. Il problema dei flussi non si risolve sicuramente nemmeno con “Mare Nostrum” solamente, che è stata un’operazione di grande soccorso, di grande successo per il numero di persone che sono state soccorse, con i rischi che però sono anche stati giustamente evidenziati, e cioè che un’operazione di questo tipo potesse in qualche maniera favorire, dall’altra parte, i trafficanti di morte che invece non debbono essere assolutamente favoriti. Ecco perché noi sosteniamo che i flussi migratori dall’Africa vanno risolti innanzitutto con iniziative, cioè con qualcosa di nuovo che possa in qualche maniera farci sperare che in un futuro il problema si possa vedere risolto. E poi con un sistema di iniziative che possano in qualche maniera arginare sia il discorso dei naufragi in mare,  e in questo campo, la Guardia costiera, la Guardia di finanza e la Marina ce la stanno mettendo e che la metteranno sempre tutta, ma anche sicuramente il lavoro della diplomazia e di una cooperazione allo sviluppo a livello europeo, che possa intervenire sui Paesi origine dei flussi, creando quantomeno la speranza che questa povera gente possa immaginare un futuro anche a casa propria. E questo possiamo ottenerlo solo con un lavoro deciso da parte della diplomazia europea e con un lavoro di cooperazione allo sviluppo in cui si identifichino le priorità, ovviamente a livello europeo, e anche fondi a livello europeo.

Gaeta: accordo tra Capitaneria di porto e Cisom

Sabato scorso, alla presenza del Direttore Nazionale del Cisom, Mauro Casinghini, del Sindaco di Gaeta, Cosmo Mitrano, e del Presidente della Camera di Commercio di Latina, Vincenzo Zottola, il Comandante della Capitaneria di Porto di Gaeta, Cosimo Nicastro, e il Capo Gruppo del Cisom di Gaeta, Damiano Papa, hanno sottoscritto un accordo di collaborazione.

Il protocollo operativo, che si inserisce nella storica cornice di cooperazione tra i due enti, prevede per la prossima stagione estiva la presenza a bordo delle unità navali della Guardia Costiera, nell’ambito della giurisdizione del Compartimento Marittimo di Gaeta, di personale sanitario del Cisom pronto ad intervenire, in caso di necessità, in soccorso dei diportisti e dei tanti fruitori del mare.

Lieto evento nello Stretto di Sicilia

Notevole l’impegno del personale del CISOM nelle operazioni di salvataggio di migranti nello Stretto di Sicilia.

Nelle ultime 48 ore i mezzi di soccorso della Guardia Costiera, della Guardia di Finanza e della Marina Militare, con a bordo personale sanitario del CISOM, hanno intercettato gommoni e barconi stracolmi di migranti, salvando circa 5.800 persone e recuperando dieci corpi senza vita.

Nella giornata di ieri, 17 sono stati gli interventi che hanno portato al recupero di 2.150 migranti, di cui 652 trasferiti a bordo della nave della Marina Militare “Comandante Bettica”. Tra questi una giovane donna nigeriana in stato di gravidanza. Intorno alle 22 circa la ragazza ha iniziato ad avere le doglie, sicuramente dovute anche agli sforzi degli ultimi giorni. Immediato l’intervento dell’equipe sanitaria di bordo, tra cui la dr.ssa Sara Modde, medico del CISOM (nelle foto impegnata nei soccorsi).

Francesca Marina, questo è il nome dato alla bellissima bimba di origini nigeriane che è venuta alla luce in un momento di estrema sofferenza ma di grandi speranze per una futura vita migliore.

 

Share
Share